Laboratorio naturalistico "Le Volpaie" Autunno-Inverno 2008-09 39

Foglio di memorie e notizie, resoconto delle attività svolte nell’area dell’ex discarica "Le Volpaie"

a cura della Sezione Pratese del G.I.R.O.S. - Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee. tel:0574-603143

Una pianta di Ricino

Da sola può produrre fino ad oltre 300 semi. E’ quello che è avvenuto alle Volpaie dove nella nuova aiuola delle Velenose e Medicinali abbiamo provato a coltivare un esemplare della famosa pianta. Questa specie, originaria dell’Africa Tropicale si è trovata a suo agio nel nostro ambiente almeno fin tanto che la temperatura si è mantenuta entro limiti sopportabili. Infatti quando sono arrivate le gelate di Gennaio la pianta è stata  inesorabilmente bruciata dal freddo, presentandosi con tutta la parte aerea secca ed appassita. Seminata a Maggio con clima già favorevole, in terreno sciolto, arricchito di sostanza organica è stata spesso annaffiata, soprattutto in estate, anche per aiutarla a mantenere il turgore e sostenere così i grossi fusti con tutto il lussureggiante fogliame. Fino a tutto Dicembre la pianta sviluppava in altezza circa un metro e ottanta ed è stato in questo mese che abbiamo raccolto i frutti e separato i semi. Ne abbiamo riempito dei sacchetti di carta con applicato una piccola scheda riportante le notizie principali della specie da dare in omaggio ai visitatori ed a chi ne facesse espressa richiesta sperando che ci sia ancora qualcuno come noi interessato più all’aspetto scientifico e culturale che non ad altro. Ogni sacchetto infatti contiene 5-6 semi, una quantità superiore quindi alla dose sconsigliata. I semi se ingeriti sono velenosi non per l’olio che se ne ricava ma perché contengono nella loro buccia una proteina ad azione agglutinante sui globuli rossi e possono portare a gravi effetti in rapporto al peso corporeo.  Riportiamo di seguito, comunque, la scheda elaborata per l’uso didattico in deposito presso il nostro Centro Visite:

Descrizione: Nei paesi di origine – Africa tropicale e sub tropicale – sviluppa un fusto legnoso a mole arborea, raggiungendo l’altezza di 10 mt.; coltivata in climi temperati si riduce a portamento erbaceo. Il fusto al suo interno è incavo per tutta la lunghezza e si presenta con un colore dal verde al violaceo- porporino con superficie liscia e pruinosa. Le foglie alterne sono grandi, palmato partite, acuminate all’apice, verdi lucide sopra, opache di sotto.  I fiori sono monoici  riuniti in glomeruli raggruppati in pannocchie terminali o ascellari. Sulla solita pannocchia si ritrovano i maschili in basso ed i femminili in alto. Quelli maschili sono contenuti in involucri che si aprono alla maturità del polline, quelli femminili in alto hanno sepali e tre stili bifidi. I frutti sono capsule globose, triloculari, rivestite di aculei; contengono tre semi lisci, lucenti e marmorizzati, caruncolati cioè forniti di un tubercolo ricco di grassi, assai appetito da alcuni animali tra i quali alcune formiche tropicali di cui la specie, in natura, si serve per la propria disseminazione.  Altra particolarità, più specifica, sta nel grande sviluppo  dell’endosperma, tessuto di riserva del seme entro il quale sono contenute le sostanze oleose, rispetto all’embrione.       Del Ricino si contano numerose varietà ornamentali e colturali.

Storia: Era anche detto ERBA da LATTE in quanto in epoche storiche veniva somministrato alle puerpere subito dopo il parto. Erodoto, storico Greco,  racconta che gli antichi ne ricavavano olio per illuminare le  case e Plinio nella sua Naturalis historia ricorda come venisse già coltivato dagli Egizi. Infatti in alcuni sarcofagi furono trovati semi di Ricino. 

Utilizzo: dal Ricino vengono estratti due tipi di olio. Uno lavorato a caldo viene impiegato come lubrificante nell’industria meccanica e nei motori oltre che nella produzione di saponi e shampoo, vernici, fibre sintetiche; una volta era usato come olio da illuminazione. L’altro estratto a freddo previa sbucciatura del seme, si presenta limpido e vischioso ed ha spiccate proprietà purgative con azione molto rapida. L’acido ricinoleico irrita la mucosa intestinale eccitando la peristalsi. E’ considerato uno dei migliori purganti  con l’unico difetto del sapore disgustoso, cosa oggi peraltro superata nelle moderne preparazioni farmaceutiche. All’esterno viene usato in pomate e linimenti per combattere l’eccessiva secrezione grassa del cuoio capelluto.

PericolositàIl seme contiene ricina, ricinina e olio, questo in proporzione del 40-50%. La ricina è contenuta nella buccia del seme. E’ un’albumina: una proteina, con azione agglutinante sui globuli rossi e in ciò sta la sua pericolosità. Può essere evitata togliendo la buccia al seme e trattando quest’ultimo alla temperatura di 100°. La ricinina è invece un alcaloide non tossico. Ambedue le sostanze non sono però liposolubili e pertanto non passano nell’olio quando si effettua l’estrazione per solventi.

 

 

Ignoti

Nel mese di Dicembre, ignoti hanno smontato con ordine ma pur sempre smontato un bel pezzo di recinzione nel tratto in cui la strada inizia a fiancheggiare la discarica. Non riusciamo a capirne i motivi, nessuno pare saperne nulla, nemmeno in Comune. Se uniamo questo strano evento a quello precedente poco spiegabile dell’aggiunta alla catena del cancello di un enorme  lucchetto stile isola del tesoro e del ritrovamento della carcassa di  un’auto rubata lasciata lungo la strada, otteniamo un quadro sconcertante di dove sembrano essere scivolate le Volpaie.

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