Laboratorio naturalistico "Le Volpaie"  Estate Autunno  2009  41

Foglio di memorie e notizie, resoconto delle attività svolte nell’area dell’ex discarica "Le Volpaie"

a cura della Sezione Pratese del G.I.R.O.S. - Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee. tel:0574-603143

Laghetto, dei tre papiri
Proprio così ci verrebbe voglia di rinominare il laghetto del Pettirosso dopo quanto successo quest’estate. In fondo, il piccolo volatile, compare solo a fine Novembre e non avrebbe modo di accorgersi di tutto il baccano accaduto in quelle acque durante i mesi di luce, ne tanto meno sentirsi offeso da una così piccola usurpazione. E mentre le acque torbide vengono rimpinguate dai primi temporali di Settembre, le temperature ancora calde favoriscono la fuoriuscita dal letargo estivo di specie animali e vegetali. Quest’anno oltre a confermare la presenza di insetti acquatici, anfibi e piante quali tipha e carex, abbiamo avuto la germinazione e sviluppo di tre piantine di Cyperus alternifolius, un Papiro che nelle nostre zone si trova spesso coltivato in vaso nei giardini, confuso, in quanto al nome, al ben più importante Cyperus papyrus usato dagli antichi egizi nella scrittura. Due specie originarie dell’Africa con un differente grado di resistenza al freddo che ne contraddistingue l’areale, e il Nostro che pur preferendo un clima comunque mite può risentire delle gelate invernali con la perdita di gran parte della parte aerea, fusti e foglie, bruciate dal freddo. La pianta madre, collocata a margine del Laghetto nel Novembre 2005 in una pozza che d’inverno si riempie delle acque trabordanti dal Laghetto, ma che d’estate deve essere continuamente annaffiata, sta evidentemente producendo seme fertile e con nostra grande soddisfazione riproducendosi sul tessuto non tessuto che riveste il pvc di impermeabilizzazione. Qui le acque sono spesso ferme, ad un livello costante per lunghi periodi ed il limo che via via va depositandosi, favorisce di sicuro l’attecchimento della specie.

Piante che si diffondono…assai

Tutti sanno ormai come una parte delle Volpaie, sia da tempo abbandonata, causa la mancanza cronica di volontari. Nei primi giorni di Dicembre abbiamo voluto fare un sopralluogo in quei luoghi, per capire se potevamo ancora salvare qualche pianta e traslocarla dove invece le Volpaie ancora vivono e si abbelliscono. Il tutto senza però apportare nuovi danni ad un sistema già compromesso. E’ stato allora con nostro grande stupore che ci siamo accorti di come la Natura a volte sappia sopperire  e forse meglio svilupparsi se abbandonata a se stessa.  Innumerevoli le piantine nate da seme di Euphorbia dendroides, tipica specie delle scogliere marine, li messa a dimora in numero di 2-3 esemplari alcuni anni orsono. Alcune di queste sono state prelevate e trapiantate intorno ai gradini che salgono alla Montagnola dove, vicino alle aiuole principali, stiamo realizzando la nuova area mediterranea. Ben sviluppate e sempre cariche di grosse foglie verde lucido appaiono anche  le Urginea maritima così come altre specie legate al mare o a microclimi caldi quali Lavandula stoechas,Cistus monspeliensis, Teucrium fruticans. Ma tante altre specie sembrano trovare alle Volpaie condizioni ideali per affermare la loro presenza e ciò in contrapposizione con tutte le altre che non solo non si riproducono ma che addirittura stentano su quei terreni così poveri di substrato, così aridi e poco profondi, molte volte rocciosi.  Si direbbe come, a distanza di alcuni anni, le sole specie a diffondersi siano quelle  con conformazione a pulvino caratterizzate da fusto prostrato e foglie ridottissime, un insieme adatto a sopportare escursioni termiche notevoli e costante penuria di acqua.  Altre invece, munite di particolari apparati radicali quali rizoma o bulbo, organi di riserva comuni a molte geofite, stanno colonizzando spazi aperti dove l’ecologia del terreno lo consente. Tra queste  le numerose orchidee spontanee che inserite in apposita aiuola, stanno adesso colonizzando Stradon dello Gnomo.   Moltissimi, ancora, gli esemplari di Timo e Assenzio nati dove un maggior afflusso di semi unito ad una minore competizione vegetale, favorisce l’aumento degli esemplari. Tra le altre specie figurano senz’altro quelle annuali o biennali, erbacee che pur venendo brucate dagli animali si rinnovano di continuo. Tutte compaiono dove il terreno a matrice argillosa è anche più ricco di humus.  Sono la borragine, la melissa, la salvia dei prati, il terracrepolo, la salvastrella, la calendula arvense etc. Buon ultimo, il Finocchio selvatico, sembra riprodursi anche troppo, dato che si comporta da invasivo e dobbiamo spesso estirparlo per contenerne  la presenza. Perde ben presto una forma aggraziata ed ha come  suo unico pregio, oltre ad essere una buona pianta alimentare e medicinale, quello di fornire riparo e cibo ai bruchi di Papilio machaon una bellissima farfalla, non rara alle Volpaie.

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